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A ciascuno il suo

 

Nella vita scolastica di uno studente ci sono due forze, a volte contrapposte, che agiscono su di lui: l’educazione dei genitori  e gli insegnamenti dei suoi docenti. Sì, sto per parlare del rapporto genitori-insegnanti, che mai come adesso andrebbe affrontato a mente lucida dopo l’ultima notizia di un docente picchiato dai genitori di un suo studente dopo che questi aveva fatto uscire dalla classe lui e il compagno perché chiacchieravano in classe.

Si tratta di un caso estremo certamente, ma evidenzia come nel corso del tempo si sia spezzato qualcosa nella collaborazione tra genitori e insegnanti per il bene del ragazzo. I rapporti sono andati cambiando molto nel corso del tempo e nessuno dei due “schieramenti” si è reso conto dei danni provocati da questi nuovi atteggiamenti ostili. I genitori lamentano di tutto: insegnanti troppo severi, insegnanti ingiusti, insegnanti scansafatiche, insegnanti con preferenze o che non sanno fare il loro lavoro. Dall’altra gli insegnanti accusano i genitori di voler proteggere eccessivamente i figli ponendoli nella condizione di non poterli punire dove sbagliano, lamentano genitori troppo assenti o troppo presenti nella vita dei figli, nonché un’eccessiva ingerenza nel proprio lavoro.

Da non genitore, credo sia molto difficile per un genitore sapere che ci sono aspetti della vita di un figlio su cui non può intervenire e, mentre magari prima il fatto di non aver ricevuto un’istruzione poneva i genitori in una condizione di impotenza, adesso con un maggior livello di istruzione riescono a sentirsi più coinvolti e partecipi tanto da poter dire la loro.

Gli insegnanti di oggi anche sono molto diversi, vengono da esperienze diverse, fanno questo lavoro per i più disparati motivi. Hanno a che fare con realtà sempre più complesse e situazioni non sempre facilmente gestibili e questo li mette sotto la lente di ingrandimento di più persone, ponendo sulle loro spalle grandi pressioni derivanti da altrettante responsabilità.

Non è facile porsi da una parte o dall’altra, le situazioni andrebbero analizzate singolarmente, ma la tendenza a un divario sussiste. Allora com’è il caso di procedere? La mia risposta è nel titolo di questo intervento, ma senza intenderlo in maniera così categorica: ci vuole collaborazione per fare un buon lavoro, bisogna essere una squadra e lasciare da parte gli individualismi. Un insegnante deve poter fare lezione ai suoi studenti in autonomia e coi suoi metodi, ma deve anche imparare a conoscere i suoi studenti attraverso il rapporto con le famiglie e a volte anche le famiglie devono imparare a conoscere i loro ragazzi attraverso le parole degli insegnanti.

Non facciamo diventare il percorso scolastico ancora più difficile alimentando determinati comportamenti e ricordiamo che i ragazzi cercano dei modelli e  dobbiamo dare esempi positivi, da un lato e dall’altro.

 

Voi cosa ne pensate? Dite la vostra!

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